L’intervista di Federico Amodeo a Pierluigi Vinai, direttore generale Anci Liguria. “Il problema è che quando inviti i comuni a partecipare, loro, angosciati dalla quotidianità che li schiaccia e li opprime, fanno fatica ad alzare lo sguardo. In sostanza c’è mancanza di visione: su questo aspetto dobbiamo lavorare di più, in sinergia con
la Regione, con le province, con la Città Metropolitana, con gli attori di sistema”.
Dottor Vinai, parlando di fondi europei, quanto ritiene siano importanti le politiche di coesione per il territorio ligure, per i cittadini, per i residenti, per i piccoli comuni?
Le politiche di coesione di per sé sono fondamentali: la difficoltà è riuscire a metterle a sistema, farne beneficiare i comuni. Noi abbiamo tanti piccoli comuni, 183 in tutta la Liguria rispetto ai 234 totali:
parliamo di un numero importante, che però fatica a lavorare di concerto. Noi cerchiamo di aiutarli, di accompagnarli: c’è stato anche un periodo in cui eravamo riusciti a fare un po’ di unione di comuni. Però c’è un’indole, che è marcatamente ligure e ce lo dobbiamo dire, che porta a guardare ognuno per sé. Così però non funziona e non si raggiungono gli obiettivi. Lo vedo anche nelle strategie nazionali per le aree interne, amministrate e gestite dall’agenzia nazionale per la coesione: anche lì tenere insieme una comunità di sindaci e non solo sindaci è una fatica immane. Qual è lo sforzo allora da fare e perché è importante il Bauhaus? E’ importante perché riprende un’idea dei cantieri medioevali che costruivano le cattedrali gotiche, cioè un principio di armonia e di lavoro collettivo straordinario. Dobbiamo ripristinare questo concetto e alla svelta, perché tempo non ce n’è più.
Le politiche di coesione hanno un’importanza strategica anche nell’accorciare le distanze, sia a livello territoriale che a livello generazionale. Ma quanto ne sanno i territori di queste politiche?
Stiamo facendo un grande sforzo di informazione e di formazione, ma quanto venga recepito è lontano da
un livello di soddisfazione. Quindi dobbiamo insistere. Però vede, il problema è che quando inviti i comuni a incontri importanti anche da punto di vista informativo, loro, angosciati dalla quotidianità che li schiaccia e li opprime, fanno fatica ad alzare lo sguardo. In sostanza c’è mancanza di visione. Su questo aspetto dobbiamo lavorare di più, in sinergia con la Regione, con le province, con la Città Metropolitana, con gli attori di sistema: mi riferisco all’Università, alle camere di commercio, al terzo settore, al mondo del volontariato, ai centri di servizio. Insomma: tutti questi soggetti insieme possono costruire quella cabina di regia, quel gruppo di contatto e di lavoro che serve per fare comprendere anche al territorio quanto siano importanti questi percorsi.
Fonte: GoodMorningGenova
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